Negli ultimi mesi, il dibattito pubblico e giuridico sulla maternità surrogata, o gestazione per altri (GPA), si è intensificato notevolmente a seguito dell’approvazione, da parte del Parlamento italiano, della nuova normativa che trasforma questa pratica in un reato universale. Ma cosa significa realmente per le coppie italiane, per i minori già nati attraverso questa pratica e per il sistema giuridico nel suo complesso? In qualità di avvocato matrimonialista con esperienza pluriennale nella tutela della genitorialità, ritengo doveroso offrire una riflessione tecnico-legale ed etica su questo tema tanto delicato quanto divisivo.
Che cos’è la maternità surrogata: una breve definizione giuridica
La maternità surrogata è una pratica di procreazione assistita nella quale una donna si presta a portare in grembo un bambino per conto di un’altra persona o di una coppia (eterosessuale o omosessuale) che non può, per ragioni biologiche o mediche, avere figli. Al termine della gravidanza, il neonato viene riconosciuto come figlio dei genitori intenzionali.
Due le principali forme:
Nel diritto italiano, però, questa distinzione è irrilevante sotto il profilo sanzionatorio: tutte le forme di surrogazione sono vietate.
Il quadro normativo: dalla Legge 40/2004 al reato universale
La Legge 40 del 19 febbraio 2004, che disciplina la procreazione medicalmente assistita, vieta espressamente il ricorso alla maternità surrogata. L’articolo 12, comma 6, stabilisce che:
“Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione della maternità surrogata è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.”
Fin qui, nulla di nuovo. La vera svolta arriva con la modifica legislativa del 2024, con la quale il Parlamento ha introdotto un comma aggiuntivo che rende il reato universale, ovvero punibile anche se commesso fuori dal territorio nazionale da cittadini italiani.
Questa norma significa, in pratica, che un cittadino italiano che si rechi in un Paese dove la maternità surrogata è legale (es. Stati Uniti, Canada, Ucraina, Georgia) potrà essere perseguito penalmente una volta tornato in Italia.
Le implicazioni concrete per i cittadini italiani
1. Chi rischia oggi?
Dalla mia esperienza legale in ambito familiare e internazionale, posso affermare che a essere esposti sono in particolare:
Va detto che la legge punisce l’azione organizzativa, non il semplice “riconoscimento” del figlio. Tuttavia, la tracciabilità dei contratti stipulati all’estero potrebbe esporre molte famiglie a rischi concreti.
2. Che cosa accade ai bambini nati da GPA?
Il nostro ordinamento si basa sul principio superiore della tutela del minore. In numerosi casi, anche la Corte di Cassazione e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) hanno riconosciuto la necessità di tutelare il legame affettivo e giuridico tra bambino e genitore intenzionale.
Il rischio paradossale? Che il genitore venga perseguito penalmente, ma che il legame con il figlio venga nel contempo tutelato da altre sentenze.
Le difficoltà applicative: tra diritto penale e diritto internazionale privato
Dal punto di vista tecnico-giuridico, l'applicazione di una norma penale universale presenta numerose difficoltà:
Una valutazione professionale: cosa succede nella realtà forense
Nella realtà dei nostri Tribunali, le coppie che hanno dovuto affrontare la difficoltà di far riconoscere i figli nati da GPA, spesso sono andate incontro ad iter lunghi, complessi e carichi di ansia. In un sistema che non prevede strumenti chiari, il rischio è che a rimetterci siano i legami familiari già consolidati.
Un caso emblematico : una coppia italiana, tornata dal Canada con un neonato nato da surrogazione gestazionale. Il procedimento per il riconoscimento della genitorialità si è protratto per oltre 18 mesi, con richieste di documentazione, pareri del tribunale dei minori, e un clima di forte incertezza giuridica per il bambino.
L’introduzione della punibilità penale aggrava ora questo scenario: i genitori rischiano il carcere, mentre il minore rischia di crescere senza una cornice familiare riconosciuta in Italia.
Conclusione: una norma giusta o un boomerang giuridico?
Da professionista del diritto e da cittadina, ritengo che il tema della maternità surrogata meriti una riflessione meno ideologica e più giuridicamente fondata. È giusto voler tutelare la dignità della donna e prevenire abusi, ma la via penale non può essere l’unica risposta.
Siamo di fronte a un fenomeno globale e complesso, che tocca la bioetica, il diritto internazionale, la libertà individuale e i diritti dell’infanzia. Un approccio moderno dovrebbe puntare su regolamentazione, trasparenza, tutela del minore e mediazione giuridica, più che sull’estensione indiscriminata della repressione.
Avv. Giuseppina Menafra